Buona lettura

Uno scrittore americano di casa nostra

Roberto McCormick

Vorrei segnalare la produzione letteraria di un autore, Roberto McCormick, professore emerito alla Franklin University Switzerland, da molti anni residente a Lugano, che testimonia un radicamento particolare al Ticino e ai suoi centri urbani.
Come risulta dalle puntualissime osservazioni contenute nell’introduzione di Louis-Philippe Dalembert all’ultima fatica di questo autore, egli riesce a rendere degne di nota e di racconto anche le piccole cose di ogni giorno. Quello che colpisce, infatti, nel suo volumetto «Sono Simón Bolívar? — Sette racconti», così come nella precedente produzione («Besso», «Ciao Marco», «Petros», «lo nelle scuole pubbliche», «My Greek Café — Dieci mesi nelle Cicladi», tutti editi da Fontana editori), è la capacità dello scrittore di rendere anche i piccoli riti giornalieri fonte di radicamento nell’ambiente in cui ci si trova, e di farci capire che l’integrazione in una realtà diversa passa anche attraverso di essi.
ll narratore (coincidente o no con l’autore poco importa) è un anziano professore nordamericano che vive solo e apparentemente senza forti legami. li suo racconto ipercritico verso sé stesso, che descrive dubbi e insicurezze nell’avvicinare una donna che lo interessa, anzi nel solo rivolgerle poche parole di saluto, fa capire molto bene la sua sostanziale vocazione alla solitudine. Eppure, egli è profondamente radicato all’edificio, alla strada, al quartiere di Besso in cui ha scelto di vivere.
Radicamento che forse nasce dal consolidarsi di abitudini, per cui la tranquillità senza eccessivi scossoni che Lugano (e la Svizzera in genere) offre a chi decide di risiedervi è notevolmente maggiore che in altri luoghi.
E la curiosità delle cose, elemento vitale per ognuno di noi ma che spesso viene sopraffatta dall’incalzare degli eventi. a lui invece riempie il tempo: anche quello che, malgrado quello che si dice («il tempo vola!»), passa troppo lentamente, a volte. Nelle notti in cui non dorme, ad esempio, e lee ore scorrono lente e penose. Il tempo però passa, lo fa anche avvicinare alla vecchiaia e ai suoi malanni, che non lo abbattono, anzi lo portano perfino a coltivare grandi progetti, non troppo lontani — a pensarci bene — da quelli di grandi uomini come Simón Bolívar verso la fine della sua vita.
La curiosità lo anima ancora, si trasmette ai suoi lettori che, spesso, si dicono: «È vero, non ci avevo mai pensato!». E in questo, credo, sta il fascino di questi scritti.

Maria Paola Viviani Schlein
Agno

CdT 23 novembre 2023

Altre Letture